Venerdì 13 luglio, in un abbraccio di luce, il passato e il futuro si sono incontrati sugli spalti della Rocca di Vignola, fortificazione del 1200 situata nella provincia di Modena. Torri e bastioni del manufatto militare per lungo tempo di proprietà della famiglia dei Contrari, sono tornati a splendere con le decorazioni e i colori originari non più per affermare come un tempo la signoria di un Casato sul territorio, ma quella della cultura del colore. La Fondazione di Vignola e lo studio di visual design Apparati Effimeri col progetto culturale “SOGNO O SON DESTE” – realizzato in collaborazione con le fondazioni Cassa di Risparmio di Modena, Carife (Cassa di Risparmio di Ferrara) e BPER Banca – si sono impegnati in una sfida ambiziosa: realizzare una proposta originalissima di promozione iconologica di alcuni dei più importanti tesori artistici che arricchiscono l’Emilia.
“L’obiettivo – scrive Giuseppe Pesci che ha coordinato il progetto insieme al responsabile scientifico Achille Lodovisi – era di valorizzare la committenza Estense, mettendo a fuoco la varietà e l’importanza degli interessi culturali dei duchi e dei personaggi che si raccolgono intorno a loro, ricostruendo il clima di una corte tra le più vivaci d’Europa e innescando, attraverso l’effetto sorpresa che l’architectural mapping permette, nuove riflessioni che rimarranno impresse nella memoria del fruitore”.
Punto di svolta è stata la fortunata iniziativa di Goboservice presso Apparati Effimeri che, per mission aziendale, realizza contenuti visivi tridimensionali altamente persuasivi. La società bolognese che ha curato la progettazione scenotecnica delle proiezioni, era già impegnata in un’iniziativa di valorizzazione architetturale delle dimore estensi tramite la tecnica del video mapping. Un primo esperimento aveva consentito di realizzare una riproduzione parziale delle decorazioni su alcune murature della fortezza di Vignola e da quel risultato altamente suggestivo si è partiti per immaginare un successivo salto di qualità. I 6 videoproiettori originariamente impiegati coprivano infatti con risultati decisamente apprezzabili una parte della cinta muraria e delle torri perimetrali ma la videoproiezione in digitale aveva dei limiti oggettivi. Non era ipotizzabile una proiezione prolungata nel tempo, per giorni o per settimane, perché questa avrebbe comportato il rischio di deterioramento delle macchine a loro volta poco adatte all’utilizzo in contesti esterni.
Dall’incontro con Goboservice nasce l’intuizione vincente: “Perché non utilizzare la tecnologica delle goboproiezioni per una riproduzione visiva più estesa, duratura e perché no, più economica?” E’ partita così un’intensa attività di ricerca che ha unito Reggio Calabria e Bologna. Tra lo Stretto di Messina e la città delle Torri si è sviluppato uno scambio continuo di informazioni che hanno permesso di definire un processo di integrazione tra tecnologie complementari come l’analogica e la digitale in un lavoro complesso e sfidante come ha evidenziato Marco Grassivaro (Apparati Effimeri) citando il giornalista Oliver Burkeman. Nel team di tecnici e creativi impegnati nell’operazione, era esplicita la consapevolezza che mai fino a quel momento era stato sperimentato qualcosa di simile nel campo del restauro virtuale. C’erano state riproduzioni di porzioni di murature interne ma mai dell’intera superficie di un edificio con quella complessità di volumi da mappare e da riprodurre per intero e per tempi prolungati.
Si è partiti dai rilievi effettuati con appositi laserscanner 3D da esperti come la professoressa Manuela Incerti o la restauratrice Natalia Gurgone. I rilievi hanno generato una nuvola accuratissima di punti da cui è scaturita una griglia tridimensionale con margine di errore inferiore a un centimetro. Questa griglia e le rilevazioni planimetriche fatte con droni sono state le basi del lavoro successivo realizzato da Goboservice ed Apparati Effimeri. Tre mesi, di studio e di prove per arrivare all’ultimo passaggio dell’ablazione laser dei gobos full color, i filtri dicroici su cui sono stati incisi i meravigliosi dipinti medioevali con i loro preziosi particolari luminosi. Una speciale attenzione è stata riservata alla calibratura delle immagini per garantire l’uniformità cromatica dell’intera scenografia e la corrispondenza con i colori originali dei fregi.
L’esperimento che ha lasciato tutti col fiato sospeso fino all’ultimo momento, ha comportato il superamento di non pochi momenti di difficoltà per far combaciare in maniera pressoché perfetta le immagini proiettate con gli spazi articolati del castello come in un gigantesco mosaico di luce le cui tessere dovevano combaciare senza sbavature.
“Abbiamo dovuto tener conto di diversi fattori di distorsione delle proiezioni – ha spiegato Pietro Martino, responsabile per Goboservice del progetto – conseguenti al posizionamento dei proiettori negli spazi irregolari della fortificazione, alla variazione dei volumi e delle forme e, per finire, ai dislivelli su cui si andava ad adagiare la proiezione”. Anche le macchine fornite da Goboservice con la loro potenza da 400, 600 e 1000 watt e le ottiche fisse da 56 e 115 mm, sono state ripensate e appositamente allestite per rispondere al meglio alla nuova sfida del mapping. I goboporiettori sono stati posizionati in punti strategici dentro e fuori la rocca per arrivare a comporre l’arazzo luminoso ammirato dalle autorità, dai rappresentanti delle fondazioni finanziatrici del progetto e dai tanti visitatori che si sono soffermati durante la serata inaugurale ad ammirare il castello nella sua nuova veste luminosa. La composizione ha avvolto le antiche e austere murature per fare prima da scenografia al reading poetico dell’attore Fabio Testi e poi diventare essa stessa protagonista assoluta della notte di Vignola. Le proiezioni così generate si sono manifestate in tutta la lora suggestione evocativa a chilometri di distanza. E adesso – mentre le riproduzioni sulla rocca estense si potranno apprezzare di mercoledì e nei finesettimana fino a domenica 23 settembre, giornata europea del patrimonio culturale – i proiettori puntano ancora più lontano, verso la chiesa di Sant’Agostino a Modena, Casa Romei e il cortile interno del castello di Ferrara, prossimi obiettivi ai quali si sta già lavorando. Anche in questi luoghi torneranno a splendere i decori, i colori e i disegni che ornavano stanze, chiostri e balconate. Ulteriore esempio concreto di cosa si possa fare in Italia, un “Paese dipinto” – così lo ha definito Pesci – che non aspetta altro che di essere messo in luce.