Penelope non si è mai rassegnata, ha continuato ad aspettare.
Non ha mai ceduto alle lusinghe di chi voleva infonderle la voglia di rinunciare o di chi si proponeva come nuovo sposo. Ha continuato con perseveranza e ottimismo a pensare che lui sarebbe tornato. Questa caparbietà e questo ottimismo fanno parte del mio carattere. Così si racconta Fiorella Mannoia intervistata da Chiara Cipolla su Radio Italia spiegando il senso della canzone “Penelope” contenuta nel nuovo album “Personale”.
Alla consorte di Ulisse è dedicato uno dei sei scatti fotograficirealizzati dall’artista romana che Goboservice ha avuto l’onore di trasformare in gobo per il tour estivo partito a maggio. Quella della fotografia è la nuova frontiera su cui si sta misurando la cantautrice: “Era cominciato tutto per gioco – scrive sul suo profilo fb -, la fotografia si è trasformata in una vera e propria passione. E non c’è età per scoprirne di nuove.” Il suo profilo Instagram, partito in incognitoe poi, una volta reso pubblico preso d’assalto da migliaia di fans, sembra creato apposta per dare unanuovavalvola di sfogo alla notatensioneumana e sociale della cantante. Tante le battaglie che vedono la “Roscia” in prima fila per difendere con rabbia e dignità i diritti dei più deboli, degli esclusi e della società: dalle donne ai migranti, dai bambini ai giovani. Da qui i titoli degli altri scatti: “Imparare ad essere una donna”; “riparare”; “il senso”; “resistenza”; “Carillon”. Foto che parlano e raccontano sentimentie vita quotidiana. Una declinazione visiva delle suggestioni sonore perché la Mannoia è capace di cantare prima con gli occhi che con la bocca.
Questo in breve il lavoro commissionato a Goboservice da Agorà Srl l’azienda che ha curato il service audio, luci e strutture del lunghissimo tour che si concluderà il 27 ottobre a Bologna. Un lavoro non per banali “produttori” ma per professionisti che si impegnano a tradurre in immagini chiare, fedeli ed emozionanti le richieste dei clienti. Un accurato e complesso intervento di trasposizione cromatica e individuazione dei filtri migliori per arrivare al risultato atteso. I grafici Goboservice erano ben consapevoli del ruolo che i gobos avrebbero ricoperto nell’economia generale dello spettacolo. Non un semplice elemento decorativo ma l’amplificazione della passione comunicativa dell’artista. I Vari-Lite VL4000, macchine altamente performanti, avrebbero dovuto sottolineare con le proiezioni la grande intensità emotiva che Fiorella Mannoia trasmette ogni volta che sale sul palco. E lo avrebbero dovuto fare da distanze e angolature diverse a seconda del sito in cui si sarebbe svolto l’evento.
Non è stato un lavoro semplice per il team di giovani creativi dell’azienda di Reggio Calabria chiamati a misurarsi con le immagini fotografiche ricevute. Spiega una di loro: “Abbiamo dovuto lavorare con particolare cura sui files ad alta risoluzione forniti da Agorà per trasferire sul coating con la giusta intensità le sfumature dello scatto ed annullare al tempo stesso le pixellature di partenza”.
Un lavoro certosino di “cesellatura” prima cromatica e poi laser sia per i 4 gobos in scala di grigio che per i due full color, uno dei quali (“Riparare”) volutamente fuori fuoco. Le incognite iniziali erano tante così come i dubbi esterni. Ce li evidenzia Daniele Da Santis, il responsabile luci di Agorà a cui è spettato il compito di maneggiare i delicati filtri di vetro e gestire le proiezioni: “In generale posso dire di essere veramente molto soddisfatto del risultato ottenuto. Non nascondo il mio scetticismo iniziale quando sono venuto a conoscenza del progetto sviluppato dal Lighting Designer Francesco De Cave. Il mio dubbio più grande era la risoluzione dell’immagine. In tour le distanze dal proiettore allo schermo sarebbero state diverse ogni volta, di conseguenza sapevo di dover lavorare di continuo con zoom e messa a fuoco. Ed era proprio questo che mi preoccupava! chi mi garantiva che allargando la proiezione, non si perdeva la risoluzione? Si sarebbero persi i dettagli. Un rischio molto alto da prendere a inizio tour”.
Da qui la necessità di lavorare con cura sulla risoluzione dell’immagine e la verifica dei particolari di ciascuna fotografia che, inserita all’interno del grande obiettivo preparato scenograficamente da Tekset, avrebbe potuto rivelare sgradevoli ombre o macchie. E invece come continua De Santis “dalla prima accensione in allestimento si è subito visto l’ottimo risultato. Immagine pulita e dettagli perfettamente visibili. Si fa veramente fatica a capire di che tipo di proiezione si tratti”.
Il tour dell’artista romana si è rivelato quindi una case history importante per validare il binomio gobos proiettore come strumento di comunicazione performante e sostenibile: “Gli organizzatori non volevano un allestimento con il solito led gigante che facesse da fondale e che economicamente non sarebbe stato sopportabile per un tour teatrale. Abbiamo trovato un’ottima alternativa!” Lo sguardo profondo dell’artista ha trovato una naturale prosecuzione prima nell’obiettivo di una reflex e poi in quello di un proiettore per condividere col pubblico il suo modo di vedere il mondo. Un modo per forza di cose… personale che però è stato apprezzato in modo universale.
Si ringrazia Daniele Da Santis per le foto delle proiezioni durante le prove e il concerto